La tecnologia continua a fare passi da gigante, questo lo sappiamo tutti. Quello forse di cui non ci rendiamo pienamente conto è quanto la tecnologia si sia intrufolata pressoché in ogni aspetto della nostra vita.
Nel non tanto lontano anno 2000, il cellulare di punta, quello che tutti volevano, era il mitico Nokia 3310. Ne furono venduti ben 126 milioni in tutto il mondo, una cifra ai livelli di iPhone e Samsung Galaxy. Le grosse novità del 3310 erano i giochi, il design (ai tempi) innovativo e la possibilità di collegarsi ad Internet via WAP.
Oggi l’iPhone, lo smartphone più venduto al mondo, e il suo acerrimo rivale, il Samsung Galaxy, vantano milioni di applicazioni di tutti i tipi e una connessione ad Internet che fa invidia ad una ADSL di casa.
Il risultato è che, quasi senza rendercene conto, lo smartphone che abbiamo sempre in tasca è diventato un vero e proprio computer ultra-portatile, dove conserviamo dati di ogni tipo, foto, documenti e poi giochi e applicazioni. Conosce le nostre abitudini, i nostri segreti, sa sempre dove siamo e con chi.
E qui diventa inquietante. A che punto infatti la tecnologia smette di essere uno strumento e diventa una necessità?
Pochi giorni fa, per un problema di volture e burocrazia, sono rimasto senza corrente per tutta una notte. Non sapevo cosa fare, come passare il tempo. Mi ha fatto rendere conto che noi esseri umani del terzo millennio non solo non saremmo in grado di vivere come i nostri antenati del Medio Evo, ma nemmeno come i nostri nonni!
La tecnologia ci ha reso la vita talmente comoda che non sapremmo cosa fare senza.
Ma la tecnologia fa molto di più che creare comodità più o meno superflue. Ci tiene costantemente sotto controllo. E il mio non è un ragionamento da complottista, è una semplice constatazione della realtà.
Avendo passato più di cinque anni a Londra, la città più videosorvegliata del mondo, mi sono reso conto di avere sempre almeno un “occhio elettronico” puntato addosso ovunque andassi. Non solo nelle stazioni della metropolitana o fuori dai locali (dove ci si può anche aspettare un certo livello di sorveglianza), ma veramente ovunque! Ogni giorno per andare al lavoro attraversavo un ponte pedonale sul Tamigi, saranno stati 150 metri. C’erano ben 8 telecamere solo su quel ponte.
La reazione media a una cosa del genere è pensare “Comunque in casa mia nessuno mi spia e faccio quello che voglio”.
Sbagliato.
Qui torna in campo il vostro amato iPhone, che sa sempre dove siete, che pagine Internet visitate e quando. E la stessa cosa fa il vostro PC. Soprattutto se avete un account Google:
https://www.guardian.co.uk/technology/blog/2013/jun/04/google-plus-the-matrix
Ogni nostra abitudine è tracciata, ogni nostro acquisto registrato. Comprate qualcosa su Amazon e da quel momento in poi troverete oggetti simili come “consigli”. Stessa cosa accade su eBay e Google.
E come se non bastasse, quando i dati sono insufficienti, ci pensiamo noi stessi a sbandierare ai quattro venti cosa stiamo facendo, dove siamo e con chi siamo su Facebook o Twitter.
Ovviamente ci sono sia pro che contro in tutto questo. Avendo amici sparsi per tutto il mondo posso assicurarvi che Facebook è il sistema migliore per tenersi in contatto…ma qual è il prezzo da pagare?
Se vi va bene solo qualche innocuo stalker e quantità industriali di marketing ad personam. Se vi va male potreste essere licenziati per una frase fuori posto o un’opinione non condivisa dalla dirigenza dell’azienda…e tanti saluti alla libertà di parola. E di esempi ce ne sono moltissimi.
Come tutte le cose anche la tecnologia è potenzialmente un’arma a doppio taglio, che va usata con cautela e soprattutto nel modo giusto. Come tutto, non bisogna abusarne…