Con la release di vSphere 6, VmWare ha fatto un nuovo passo in avanti nel settore della virtualizzazione. Devo dire che ho avuto ancora troppo poco tempo a disposizione per “giocare” con la nuova release, ma il salto di qualità con la versione 5.5 è immediatamente visibile.

Ci sono molte differenze sia su larga scala sia nel più piccolo e nella manutenzione ordinaria. Sicuramente le due innovazioni più chiacchierate sono l’introduzione dei Virtual Volumes e l’evoluzione del sistema di Fault Tolerance.

I Virtual Volumes introducono un sistema nuovo di allocare e gestire le risorse disco nei sistemi vSphere. Fino alla versione precedente la gestione dello storage era centrata sul LUN o sui volumi. VVOLs sposta la gestione direttamente alla Macchina Virtuale, mettendo direttamente a disposizione delle VM gli array fisici. Le risorse vengono allocate in base alla disponibilità in maniera dinamica

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Per ogni VM viene creato un VVOL che rimpiazza l’attuale cartella in cui è contenuta la macchina e che contiene tutte le informazioni di configurazione. Viene poi creato un VVOL per ogni disco virtuale (.vmdk), un per lo swap e due per gli snapshot (uno che contiene le informazioni del disco e uno quelle nella memoria della macchina).

L’altra grossa innovazione riguarda il Fault Tolerance, cioè il sistema di replicazione che mantiene sempre attiva una VM “ombra” su un altro host che si attiva immediatamente quando viene rilevato un problema sulla macchina principale. Fino alla versione precedente il FT supportava solo un vCPU. Ovviamente questo rendeva il FT praticamente inutile. Ora finalmente il muro delle vCPU multiple è stato infranto. Al momento il limite è di 4 vCPU, ma il passo da 1 a 4 è molto più complesso di quello da 4 a 8 quindi mi aspetto che nei prossimi aggiornamenti questo limite sarà continuamente alzato.

C’è un problema non da poco, però. Per poter gestire il trasferimento dei dati “live” da una macchina all’altra, VMware raccomanda una connessione ethernet da 10gb+. Questo vuol dire che serviranno probabilmente 40gb per avere un sistema performante, soprattutto se avremo più di una VM con il FT attivato. Non è ancora una soluzione perfetta, ma è un enorme passo in avanti.

 

Un’altra novità importante è il nuovo vMotion, che adesso permette di trasferire da un vCenter all’altro e soprattutto supporta i trasferimenti a lunga distanza. Infatti prima richiedeva una latenza minima di 10ms, mentre adesso funziona fino a 100ms. Ciò significa che si potrebbe trasferire un VM “live” dal Regno Unito all’Italia senza downtime!

Che altro? Nuovo hardware virtuale supportato (versione 11), nuovo Web Client completamente ripensato e finalmente utilizzabile, finalmente il supporto per NFS 4.1, un nuovo modo di installare e distribuire la virtual appliance di vCenter, più VM supportate per host, più host per vCenter, più CPU, più RAM….più tutto!

Questo è solo un piccolo prospetto delle principali differenze

Quando avrò l’opportunità di usare vSphere 6 in un ambiente vivo (e non solo in laboratorio) spero di poter scendere più nei dettagli e magari poter scrivere qualcosa di più dettagliato sulle tante nuove caratteristiche di vSphere 6.

Una cosa è certa: VMware ha allungato nuovamente la distanza dalla concorrenza ristabilendo il primato nella virtualizzazione a livello mondiale.